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martedì 27 settembre 2016

Mino e i suoi New Flippers - Solo/Non sei per me (1970)












Niente a che vedere con i Flippers, quelli famosi di Catalano, Bracardi, Forlai, Zampa: questo è invece un gruppo piemontese sconosciutissimo, che mi risulta aver pubblicato solo questo 45 giri per l'etichetta torinese Prince.
La cosa particolare di questo disco è che in copertina ha lo stesso numero di catalogo di un 45 giri dei Los Gildos di cui abbiamo parlato tempo fa nel blog, NP 1006, mentre l'etichetta riporta invece NP 1007 (che è evidentemente il numero corretto) per cui credo che l'anno di uscita possa essere lo stesso dell'altro disco, e cioè il 1970 (non essendo in questo riportata alcuna data).
Del gruppo non so praticamente nulla (e quel poco che so l'ho ricavato da una pagina curata dal figlio di uno dei componenti): erano attivi nel cuneese, l'organista, Gian Maria Cravero (di Racconigi), è l'autore delle musiche, mentre il Mino che dàil nome al complesso è il fratello, Giacomo Cravero detto Mino, cantante solista e in primo piano in copertina (la foto a fianco è la stessa).
Credo che l'altro autore, S. Bertero, sia uno degli altri componenti.
Passando invece alle due canzoni, "Solo" è una canzone melodica introdotta dal sassofono, che mi ricorda un po' Nico & i Gabbiani, con un testo d'amore alquanto banalotto, mentre più interessante è "Non sei per me", un rhythm 'n' blues introdotto dalla batteria a cui si affiancano organo e sassofono, con addirittura un assolo di basso dopo la prima strofa ed uno di batteria dopo la seconda, in cui i sei comunque dimostrano di essere dei buoni professionisti.
 
1) Solo (S. Bertero-Gian Maria Cravero)
2) Non sei per me (S. Bertero-Gian Maria Cravero)

martedì 13 settembre 2016

Nilla Pizzi - Dopo di noi/Resta come sei (1966)












Nel 1966 Nilla Pizzi era un nome di secondo piano nella musica leggera italiana: pur continuando ad incidere con continuità per varie etichette (dal 1960, al termine del contratto con l'RCA, per la Titanus, la Sprint, la SIR e la Pig) i suoi dischi non entrano più in classifica.
Come per altri cantanti melodici italiani, il successo invece continua in Sudamerica, dove la cantante effettuerà numerose tournée; in Messico, ad Acapulco, la Pizzi apre anche un night chiamandolo "Portofino".
Nel 1966 firma un contratto con un'etichetta fondata l'anno precedente dal celebre pianista Arturo Benedetti Michelangeli con due soci, Giuseppe Boccanegra e Nicola Di Matteo, la BDM (dalle iniziali dei tre fondatori), con cui pubblicherà due 45 giri che sostanzialmente passano inosservati.
Il primo di essi lo presentiamo oggi: le due canzoni sono entrambe scritte per quel che riguarda la musica da Ettore Ballotta, pianista di estrazione jazzistica che si occupa anche degli arrangiamenti: "Dopo di noi", con il testo di Giorgio Calabrese, è sì una canzone melodica ma è moderna nelle sonorità, lontana dai brani del passato della Pizzi ("L'edera" o "Grazie dei fior"), e avrebbe meritato maggiori riscontri, così come "Resta come sei", meno interessante.
Anche nell'uso della voce la cantante cerca di staccarsi dagli stereotipi del suo stesso repertorio, con buoni risultati.


1) Dopo di noi (Giorgio Calabrese-Ettore Ballotta)
2) Resta come sei (Gualdi-Ettore Ballotta)

sabato 10 settembre 2016

Mau Mau - Paseo Colòn/Singh-sent ani (1992)













I Mau Mau nascono a Torino nel 1991 (quest'anno quindi hanno festeggiato i venticinque anni di attività con un nuovo album pubblicato qualche mese fa) dalle ceneri dei Loschi Dezi, gruppo attivo alla fine degli anni '80 con un album all'attivo: Luca Morino e Fabio Barovero provengono infatti da quell'esperienza, e l'incontro con il camerunense Tatè Nsongan porta alla nascita di questa nuova band che già nel nome mette in evidenza le sue doppie radici: i Mau Mau infatti sono i combattenti per l'indipendenza del Kenya negli anni '50, ma in dialetto piemontese è anche uno dei nomi con cui si indicano (in senso dispregiativo) i meridionali e, in generale, gli stranieri, e i tre musicisti mescolano  le ritmiche africane con le sonorità del folk (con la fisarmonica di Fabio) e con molte altre influenze, dal rap al reggae, utilizzano inoltre la lingua piemontese.
Il disco che presentiamo oggi è un disco mix con quattro tracce: si tratta di due canzoni tratte dal loro album di debutto "Sauta rabel" presenti sia nella versione dell'album sia in versione dub (queste ultime realizzate con la collaborazione di Bunna e Madasky degli Africa Unite).
Sia "Paseo Colòn" che "Singh-sent ani" nascono dall'anniversario dei cinquecento anni della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo: sul retro di copertina sono riportati i testi con la traduzione in italiano.
Oltre a Morino (voce solista e chitarra), Barovero (fisarmonica e tastiere) e Nsongan (percussioni) collaborano al disco altri musicisti tra cui Davide Graziano alla batteria, Davide Rossi al violino ed Andrea  Ceccon (in seguito ne Le Voci Atroci) alla tromba e alle nacchere.

LATO A

1) Paseo Colòn (Fabio Barovero-Luca Morino)
2) Paseo Colòn dub (Fabio Barovero-Francesco Caudullo-Luca Morino)

LATO B

1) Singh-sent ani (Fabio Barovero-Luca Morino)
2) Singh-sent aniddub (Fabio Barovero-Francesco Caudullo-Luca Morino)

sabato 3 settembre 2016

Mario De Luigi - Punto a capo (1978)













Mario De Luigi è conosciuto come lo storico direttore di "Musica e dischi" dal 1968, a seguito della morte del padre (che fondò la rivista); negli anni '70 ha avuto però un ruolo attivo in prima persona nella musica innanzitutto come discografico, fondando con Sergio Lodi la Divergo alla fine del 1974, e poi pubblicando per la sua etichetta un disco nel 1978; in realtà l'album è un disco collettivo, che esce a suo nome in quanto realizzatore del progetto, che coinvolge alcuni artisti di cui alcuni poco noti ed altri, come Lo Cascio o Nebbia, più conosciuti.
"Punto a capo", questo è il titolo, vuole essere una sorta di bilancio  del 1968 dieci anni dopo, o almeno questa è la base di partenza del disco, anche se lo svolgimento delle canzoni poi si dirama verso molteplici strade, non tutte strettamente legate all'idea originale.
 Il disco si apre con Franco Nebbia, che i più forse ricordano come presentatore de "Il gambero", quiz radiofonico domenicale, ma che è stato anche musicista, collaboratore negli anni '50 di Modugno e in seguito cantautore in proprio con una vena umoristica (uno dei suoi brani più noti è "Vademecum tango", provate ad ascoltarlo); accompagnandosi con il pianoforte, propone "Dopo il Vietnam" in cui le vicende della guerra in Indocina si intersecano con quelle di una storia d'amore....d'altronde proprio in quegli anni Eugenio Finardi cantava che "ciò che è politico è anche personale". Il finale del brano, di cui De Luigi è autore del testo, è amaro: "Avevi diciott'anni e in te io mi smarrivo: / di te mi resta solo un distintivo".
Di Alessandro Carrera avevamo già parlato presentando  il suo disco del 1981, "Le cartoline", e l'analisi presentata lì vale anche per questa "Gli imbianchini della statale", di cui è autore.
Mario De Luigi canta in "Se non l'avesse fatto lui", canzone interessante per il testo che analizza il percorso, purtroppo comune a tanti personaggi non solo di quel periodo, che porta all'omologazione (da essere uno dei leader nelle manifestazioni al lavoro in televisione fino all'ingresso in un partito e alla candidatura come deputato): a mio parere De Luigi aveva un talento nello scrivere canzoni in certi casi anche superiore a quello di alcuni artisti che produceva.
Il lato A si conclude con un recitativo del poeta Giulio Stocchi, "Di tutta una generazione"; Stocchi come è noto ha collaborato spesso con musicisti (un nome per tutti, Gaetano Liguori in "Cantata rossa per Tall el Zataar").
"Song della colla" di Giancarlo Cabella è accompagnata solo dalla chitarra; non vi svelo quale sia la colla del testo (e quindi nemmeno la tematica della canzone); credo che Cabella abbia cantato solo in questa occasione, in seguito si è dedicato principalmente alla scrittura, eppure almeno un'altra volta la sua strada si è incrociata con la canzone d'autore: come potete leggere in questa intervista a Luigi Grechi infatti fu proprio lui che fece conoscere al cantautore la vicenda dell'amicizia di Girardengo e Pollastri che sta alla base de "Il bandito e il campione".
Giorgio Lo Cascio in quel periodo incideva per la Divergo, e "Il primo punto", forse la canzone più interessante del disco, riflette lo stile de "Il poeta urbano" e "Cento anni ancora", con un testo che cerca, facendo un'analisi della situazione del movimento dieci anni dopo, di tracciare le basi (sotto forma di dieci punti, da cui il titolo, dell'azione futura).
"Tazebao" dell'attore e doppiatore Ruggero Dondi è un'improvvisazione scenica (di cui manca il testo nella camicia interna); conclude il disco "Lascia il ruolo", cantata da Sonia Milan (cantante in un gruppo dal nome curioso, "Mamma non piangere", e in un duo, "Strumentoconcerto",  pubblicati entrambi da l'Orchestra), un invito a riappropriarsi della vera identità, abbandonando i ruoli precostituiti in cui ci si è ingabbiati, magari da anni.
Tra i musicisti coinvolti nel disco da ricordare il bravo e sfortunato Stefano Cerri, figlio di Franco, al basso, Mario Arcari all'oboe, George Aghedo alle percussioni, Mauro Spina alla batteria e Gianmaria Dacrema (che si occupa anche delle registrazioni) alle chitarre.

LATO A

1) Franco Nebbia - Dopo il Vietnam (Mario De Luigi-Giovanni Del Giudice)
2) Alessandro Carrera - Gli imbianchini della statale (Alessandro Carrera)
3) Mario De Luigi - Se non l'avesse fatto lui (Mario De Luigi)
4) Giulio Stocchi - Di tutta una generazione (Giulio Stocchi)

LATO B

1) Giancarlo Cabella - Song della colla (Giancarlo Cabella)
2) Giorgio Lo Cascio - Il primo punto (Giorgio Lo Cascio)
3) Ruggero Dondi - Tazebao (Ruggero Dondi)
4) Sonia Milan - Lascia il ruolo (Mario De Luigi)