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martedì 29 gennaio 2013

Lillian - Tutto il mio mondo/Musica di stelle (1969)












Liliana Pregnolato nasce il 4 gennaio 1946 a Contarina, in provincia di Rovigo, ma si trasferisce nel 1948 con la famiglia a Nichelino, paese della cintura sud torinese attaccato alla città.
Dopo gli studi di pianoforte con il maestro Landi, nel 1961 inizia ad esibirsi con alcune orchestre locali usando il nome d'arte Liana Pregnò.
Dopo due o tre anni di pausa, nel 1968 riprende l'attività con i Ragazzi del Sole, a seguito della rottura del gruppo con il chitarrista Danilo Pennone (di cui abbiamo già parlato): Pennone, avendo depositato il nome alla Camera di Commercio, intima al gruppo di cambiare il nome, e così scelgono di chiamarsi "Lillian e la Spirale 20".
Riprendono così le esibizioni nei vari locali, in particolare al "Voom Voom" di Ivo Lunardi (in via Barge 10) e al "Whisky Notte" (in via Pio V): il repertorio è costituito da brani di Etta James, Aretha Franklin e Janis Joplin, ed è proprio al "Whisky Notte" che la vengono ad ascoltare Giampiero Scussel e Luciano Giacotto, che le propongono il contratto discografico con la Durium: siamo nel 1969, e il primo disco arriva pochi mesi dopo.
"Tutto il mio mondo" partecipa alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia, ed è scritta da Clara Miozzi per il testo e da Marcello Minerbi per le musiche; il "Marcellos Ferial" si occupa anche degli arrangiamenti.
"Musica di stelle" invece la conosciamo già: infatti non è altro che "Treno vai" del cantautore genovese Ferruccio (Vitacchio) di cui abbiamo parlato tempo fa, con un nuovo testo, questa volta ad opera di Gualtiero Minelli, mentre ovviamente la musica è sempre di Willy Brezza, che arrangia la canzone.
La voce di Lillian è alta e potente, una voce bella, come del resto la sua presenza, ed è un peccato che la sua carriera sia stata così breve.

1) Tutto il mio mondo (Clara Miozzi-Marcello Minerbi)
2) Musica di stelle (Gualtiero Minelli-Willy Brezza)


venerdì 25 gennaio 2013

Giacomo Simonelli & i Tatakò - Don don/1000 voci a Buchenwald (1967)












Ritorniamo a parlare di Giacomo Simonelli, di cui avevamo presentato uno dei 45 giri con i Dinamici, parlando invece di un disco realizzato con il suo gruppo successivo, i Tatakò: visto che si avvicina il "Giorno della Memoria", il 27 maggio, non c'è occasione migliore per presentare una canzone che si intitola "1000 voci a Buchenwald".
Probabilmente sulla scia dell'Equipe 84, che l'anno prima aveva pubblicato come lato B di "Bang bang" la celeberrima "Auschwitz", una delle prime canzoni scritte da Guccini, anche i napoletani Tatakò cantano un brano su un campo di concentramento, questa volta però Buchenwald, ed anche loro lo inseriscono sul retro di un loro 45 giri.
Musicalmente si tratta di una ballata a metà tra il folk e il beat, con qualche fiato che fa capolino qui e là: il testo (di Emilio Iarrusso, collaboratore abituale di Simonelli) bisogna dire che non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello di Guccini, ovviamente, e qui e là ricicla immagini (come i mille fiori, ad esempio) che risentono della cultura del periodo, complessivamente però è una canzone che si fa apprezzare.
Pochi mesi dopo anche i Camaleonti incideranno, come lato B di "Io per lei", "Il diario di Anna Frank", scritto da Mino Reitano e con cui mi pare si esaurisca questo filone (a cui aggiungerei anche "Un capretto" di Herbert Pagani, del 1966)
Il lato A è "Don don" , il cui testo racconta il ritorno di un emigrato al suo paese d'origine: ma questo ritorno sarà caratterizzato da un avvenimento luttuoso, scandito dalla campana del paese: una canzone tristissima!!
Musicalmente mi ricorda un po' "Bang bang".....un caso??
Arrangia e dirige l'orchestra Tonino Esposito, che immagino non sia il noto percussionista ma un suo omonimo.

1) Don don (Emilio Iarrusso-Giacomo Simonelli)
2) 1000 voci a Buchenwald (Emilio Iarrusso-Giacomo Simonelli)

lunedì 21 gennaio 2013

Beppe d' Môncale' - Me môngardin/Ingenuità (1970)












Giuseppe Morano nacque nel 1919 a Moncalieri (morì a Boves, dove si era trasferito gli ultimi anni, il 19 luglio 2003), da cui il nome d'arte, scritto con grafia variabile a seconda delle incisioni: Beppe d' Môncale' o Beppe 'd Môncale', come nel disco di cui parliamo oggi.
Beppe debutta su disco molto tardi, incide il suo primo album per la Cricket (sottoetichetta della Fonit-Cetra) a quarantasette anni, dopo essere stato scoperto da Mario Piovano e Piero Novelli: ma è da alcuni anni che propone nelle piole e nei locali torinesi il suo repertorio, costituito da rielaborazioni di canti popolari e da motivi originali scritti da vari autori.
Il 45 giri del post di oggi è pubblicato dalla Cedi, casa discografica torinese che aveva alcune sottoetichette come la Moon, specializzata in beat, e Il Falò, che si occupava di folk e per cui hanno inciso anche Renzo Gallo e il genovese Piero Parodi tra gli altri.
"Me môngardin" proviene dal repertorio di Carlo Artuffo, celebre attore piemontese specializzato in commedie ed autore anche di molte canzoni a carattere umoristico, come questa; per chi non lo sapesse, Mongardino (in piemontese Mongardin) è un comune in provincia di Asti, e forse può essere d'aiuto per capire il testo sapere che "crin" significa maiale.
"Ingenuità" è scritta invece da Angelo Gay, ed il testo è abbastanza comprensibile anche da quelli nati oltre Ticino e dall'Appennino Ligure in giù.
Accompagna il complesso del maestro Claudio Valle.

1) Me môngardin (Carlo Artuffo)
2) Ingenuità (Angelo Gay)

martedì 15 gennaio 2013

Rosanna Fratello - Rosanna (1970)





Non lo avrei mai detto, ma la cantante su cui sono arrivate più richieste al blog non è Mina, non è Rita Pavone, non è Patty Pravo, non è Gigliola Cinquetti, non è Mia Martini, ma è Rosanna Fratello: mi sono stati richiesti gli album folk, la compilation di Sanremo 1967, i dischi esteri....ed anche il primo album, che è quello a cui dedichiamo il post di oggi (.....pian pianino arriverà tutto).
Pubblicato nel 1970 dalla Ariston, racchiude quasi tutte le canzoni che la cantante pugliese aveva inciso dopo il passaggio a questa etichetta, a partire da "Il treno", scritta da Vito Pallavicini per il testo e dal Maestro Elio Isola per la musica, il brano che doveva essere presentato al Festival di Sanremo del 1969 da Anna Identici ma che poi, a causa del tentativo di suicidio della cantante lombarda per fortuna fallito, venne interpretato dalla Fratello, che quindi dopo due anni dal suo debutto alla Arlecchino in un disco in cui interpretava tre canzoni del Festival del 1967, si ritrovava su quel palcoscenico al suo debutto televisivo (manca però il retro de "Il treno", "La nostra città", e i due brani del 45 giri successivo "Lacrime nel mare" e "Dove finisce il mare").
Vi è poi "Non sono Maddalena", che apre il disco e che era la canzone scritta ancora da Pallavicini per il testo e da Giorgio Conte e Michele Nino Virano per la musica (anche se la firma di Virano, coautore di moltissime musiche dei fratelli astigiani, non appare) con cui la fratello partecipò alla "Mostra Internazionale di Musica Leggera" di Venezia, con il suo lato B "La vita è rosa" (ovviamente cover di "La vie en rose", con il testo di Piero Leonardi che sostituisce l'originale della Piaf).
Del 45 giri successivo è presente il lato A, "Piango d'amore" (testo di Antonio Balducci e musica di Guido Lombardi ed Ettore Lombardi D'Aquino, con però un solo Lombardi nell'etichetta), ma non il retro "La nostra città", così come per "Il mio sguardo è uno specchio" (manca "Pane e gioventù"), che era la sigla dello sceneggiato televisivo "I giovedì della signora Giulia" e che è firmata in SIAE da Luciano Rossi ma sull'etichetta dell'album (e del resto anche nel 45 giri) da Pietro Germi.
Con "Ciao anni verdi" (ancora un testo di Pallavicini con musica di Nando De Luca e Alessandro Celentano, fratello di Adriano) la cantante di San Severo partecipa nuovamente a Sanremo (il retro, "Il foulard blu", non è incluso), mentre con "Una rosa e una candela" è in gara a "Un disco per l'estate".
Quest'ultima canzone, come il suo retro "Io non so dirti di no", vede scomparire dall'etichetta e dalla copertina la firma della coautrice del testo, Flavia Arrigoni (che è poi l'autrice di "Fin che la barca va") e dei due coautori della musica, Pace e Panzeri.......ennesimo mistero della discografia italiana.
Completano l'album alcuni evergreen come "Fascination", "Il nostro concerto", "Avventura a Casablanca" (successo di Gino Latilla del 1954) e "Tornerai" (lanciata dal Trio Lescano: in quest'ultimo brano però il paragone con le Lescano non è a favore della Fratello).
Un disco piacevole e ben realizzato, anche dal punto di vista grafico: in copertina vi è un primo piano della bella cantante, ed all'interno una presentazione del disco opera di Emio Donaggio, il noto critico dell'epoca de "La Stampa".
Gli arrangiamenti sono curati da Pino Calvi, Massimo Salerno, Nando De Luca e Gianfranco Lombardi.

LATO A

1) Non sono Maddalena (Vito Pallavicini-Giorgio Conte-Michele Virano)
2) Tornerai (Nino Rastelli-Dino Olivieri)
3) Piango d'amore (Antonio Balducci-Guido Lombardi-Ettore Lombardi D'Aquino)
4) La vita è rosa (Piero Leonardi-Luis Guglielmi)
5) Io non so dirti di no (Flavia Arrigoni-Gianni Argenio-Corrado Conti-Daniele Pace-Mario Panzeri)
6) Il treno (Vito Pallavicini-Elio Isola)

LATO B

1) Il mio sguardo è uno specchio (Luciano Rossi-Carlo Rustichelli)
2) Il nostro concerto (Giorgio Calabrese-Umberto Bindi)
3) Ciao anni verdi (Vito Pallavicini-Nando De Luca-Alessandro Celentano)
4) Fascination (Giacomo Mario Gili-Dante Fermo Marchetti)
5) Una rosa e una candela (Flavia Arrigoni-Gianni Argenio-Corrado Conti-Daniele Pace-Mario Panzeri)
6) Avventura a Casablanca (Nisa-Carlo Alberto Rossi)

venerdì 11 gennaio 2013

Graziella Ciaiolo - Vedo lui/Chi ha paura dell'amore (1970)












Di Graziella Ciaiolo, cantante di Cambiano, abbiamo presentato il primo album qualche tempo fa: ora parliamo del suo primo 45 giri, pubblicato nel 1970 (le matrici sono datate 30 aprile).
Vedo lui” è scritta da Paolo Farnetti per il testo e da Federico Mompellio per la musica (o per meglio dire, come vedremo, è firmata da lui), ed è la canzone con cui la Ciaiolo partecipa nello stesso anno al Festivalbar, nella serie verde, dedicata ai giovani.
Federico Mompellio, genovese, è stato un noto musicologo, oltre che pianista.
Chi ha paura dell'amore” è scritta da Farnetti per il testo, insieme a Silvana Simoni (il cui nome è però assente sull'etichetta), mentre la musica è di Federico Mompellio e Mara Pacini, anche lei cantante come sapete con lo pseudonimo (tranne una breve parentesi nella prima metà degli anni '60) come Brunetta.
Gli arrangiamenti e la direzione d'orchestra sono curati, in entrambi i brani, da Alberto Mompellio, che oltre ad essere il figlio di Federico è un musicista che ha suonato dapprima nei gruppi beat i Messaggeri (con il fratello Franco) e le Anime e poi con i gruppi prog Le Macchine per Sognare, L'Enorme Maria e i Gramigna, per poi avere una discreta carriera come session man, suonando anche in tour con Fabrizio De André nel 1976. 
Lo abbiamo contattato e gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa dell'esperienza con la Ciaiolo e, in generale, di quel periodo.....questa è l'intervista.

Vito: Dopo le sue esperienze con i complessi beat come le Anime, come è iniziata la sua esperienza come arrangiatore, e come è stato il lavoro per questo 45 giri di Graziella Ciaiolo?

Alberto: io e Paolo Farnetti avevamo da poco firmato una specie di contratto di due anni con le edizioni musicali Usignolo:niente soldi ma la possibilità per noi di realizzare dei demo e di avvicinare i cantanti.
Allora la segretaria era la signora Wilma Battigelli, una carissima persona, dolce e intelligente, mentre il direttore era il dottor Zanoletti: ci sarebbe piaciuto diventare autori,avevamo portato delle canzoni e ci era stato chiesto di provare queste due con la Ciaiolo.
Della signorina Ciaiolo ho veramente solo un piccolo bel ricordo: una persona abbastanza riservata, almeno con noi, ma simpatica, con una bella risata (e se le capita di intervistarla me la saluti per favore, spero che abbia un bel ricordo di quella esperienza):credo che sia stata la prima volta che mi hanno lasciato arrangiare e realizzare un disco in Fonit-Cetra, o la seconda (ma già l'avevo fatto in Phonogram), comunque è stata una bella esperienza.
Ho potuto usare le campane tubolari, la chitarra ritmica era una 12 corde, tante piccole cose...erano momenti di grande (comprensibile) entusiasmo in cui si cercavano nuove strade, nuove sonorità (violini "alla Sanremo" a parte).

Vito: Ho visto nel sito della Siae che le canzoni sono firmate da Federico Mompellio: da quel che ha raccontato le ha scritte invece lei con  Farnetti?

Alberto: Federico Mompellio era mio padre, professore al Conservatorio di Milano e iscritto alla SIAE...io non lo ero ancora e lui firmava per me se occorreva. 

Vito: Con Farnetti è rimasto in contatto? Cosa fa ora?

Alberto: Di Paolo Farnetti ho purtroppo perso le tracce verso la fine degli anni '70 dopo avere fatto insieme il 33 "Gran disordine sotto il cielo" per L'Ultima Spiaggia di Nanni Ricordi.
Eravamo stati molto amici ma poi le strade si erano divise: una grande personalità, intelligente, poeta con anche una grande facilità tecnica nell'uso della parola, gran donnaiolo...anni fa amici comuni mi avevano detto che insegnava storia americana all'Università di Modena, ma non lo trovo nella lista dei docenti.
Abbiamo passato tantissimo tempo insieme in quegli anni e abbiamo scritto parecchie canzoni ma senza mai arrivare a un vero successo:per Claudio Villa "il tuo angolo" (insieme a Camurri, simpatico) che doveva esser la canzone per la finale di canzonissima del '69, ma all'ultimo momento in Fonit non si erano fidati del tutto di due esordienti come noi e avevano preferito la canzone di una coppia collaudata come Pace e Panzerie noi siamo diventati facciata B.
Paolo ha scritto per Nicola Arigliano "L'amore viene e se ne va insieme a Pino Massara e Luciano Beretta.

Vito: "Chi ha paura dell'amore" è firmata anche da Silvana Simoni, oltre che da Mara Pacini, più nota come Brunetta. Cosa ci può dire della Simoni?

Alberto: Di Silvana Simoni confesso di non avere alcun ricordo.
Di più non saprei cosa dire, era tanto tempo fa.

Vito:La ringrazio per la cortesia e per le informazioni su questa collaborazione.

1) Vedo lui (Paolo Farnetti-Federico Mompellio)
2) Chi ha paura dell'amore (Paolo Farnetti-Silvana Simoni-Federico Mompellio-Mara Pacini)

martedì 8 gennaio 2013

Nino Ferrer - Che fine ha fatto Nino Ferrer? (1989)












Negli anni '80 gli appassionati di musica leggera si chiedevano che fine avesse fatto Nino Ferrer: dopo il periodo dei successi nella seconda metà degli anni '60, con frequenti apparizioni televisive e spettacoli da lui condotti (come il notissimo "Io, Agata e tu", con Raffaella Carrà), nei primi anni '70 aveva cambiato genere spostandosi verso il rock ed affrontando nei testi tematiche meno spensierate ed ironiche....ad un certo punto poi in Italia i suoi dischi, peraltro molto belli ed interessanti, non vennero più pubblicati, e lui si riavvicinò spesso al jazz (con cui aveva del resto mosso i suoi primi passi nel mondo musicale).
Nel 1989 però ritornò nei negozi di dischi un'incisione di Agostino Ferrari (nello stesso periodo in cui ritornava in televisione a "Una rotonda sul mare"), e si tratta dell'album di cui parliamo oggi, "Che fine ha fatto Nino Ferrer?", pubblicato dalla New Enigma, etichetta distribuita dalla CGD per cui in quel periodo incideva anche Ricky Gianco.
Apre il disco "Sigaro blu", che inizia con la frase che dà il titolo al disco e che cita nel testo (scritto da Ferrer in collaborazione con Delfina Metz) "Il barbiere di Siviglia"; con "Cita", il brano conclusivo, è uno dei due inediti (in Italia) del disco.
Seguono poi tutte le canzoni più famose di Ferrer, da "Il telefono" a "Viva la campagna", da "Il re d'Inghilterra" (con cui nel 1968 partecipa al Festival di Sanremo in abbinamento con Lorenzo Pilat) ad "Agata", celebre brano dal repertorio di Nino Taranto, da "La pelle nera" (che proprio l'anno precedente era stata incisa dagli Statuto nel loro LP di debutto "Vacanze") a "Un anno d'amore", che tradotta dal mio amico Alberto Testa e da Mogol venne lanciata da Mina, da "La rua Madureira" a "Una bambina bionda e blu" (che era il lato B di "Il re d'Inghilterra").
Vi è anche una canzone, "Il sud", del 1975 e che rappresenta la svolta verso la canzone d'autore di Agostino Ferrari.
La produzione è curata da Ezio Scimé, Amleto Silvestri e dallo stesso Ferrer, mentre gli arrangiamenti sono curati dai Cantautores, il gruppo che suona nel disco e di cui fanno parte tra gli altri Bernardo Lanzetti ed Alberto Radius, oltre al bassista Dino D'Autorio (il cui nome sul retro di copertina viene riportato erroneamente come Pino).
Le versioni originali sono senza dubbio preferibili come resa sonora, ma il disco fornisce in ogni caso a chi non conoscesse Nino Ferrer un'immagine completa di un artista sicuramente fuori dal suo tempo, un precursore e forse proprio per questo ancora molto attuale; è inoltre uno stimolo per andarsi a cercare gli originali e tutte le altre canzoni non incluse qui, come "Amsterdam", "Il re di cuori", "Mamadou Memè", "Mirza", "Chiamatemi don Giovanni", "Il baccalà", "Io tu e il mare", "Donna Rosa" e i vari 33 giri (che sicuramente non verranno mai ristampati, ahimè).

LATO A

1) Sigaro blu (Nino Ferrer-Delfina Metz-Nino Ferrer)
2) La pelle nera (Nino Ferrer)
3) Il telefono (Nino Ferrer)
4) Una bambina bionda e blu (Nino Ferrer)
5) Il sud (Nino Ferrer)
6) Un anno d'amore (Nino Ferrer)

LATO B

1) Agata (Egidio Pisano-Giuseppe Cioffi)
2) Il re d'Inghilterra (Nino Ferrer)
3) Viva la campagna (Nino Ferrer-Dino Verde-Nino Ferrer)
4) Un giorno come un altro (Nino Ferrer)
5) La rua Madureira (Nino Ferrer-Luciano Beretta-Nino Ferrer)
6) Cita  (Nino Ferrer)

domenica 6 gennaio 2013

Statuto - Ghetto/Non sperarci (1987)












Ritorniamo a parlare degli Statuto, uno dei più noti gruppi torinesi degli ultimi anni, presentando il loro secondo 45 giri, con due canzoni  scritte entrambe dal cantante della band, Oscar Giammarinaro.
"Ghetto", sul lato A, racconta la vita di un ragazzo di una periferia torinese, non importa quale: Mirafiori, Vallette, Falchera, erano sicuramente nella metà degli anni '80 come venivano descritte nel testo, oggi la situazione è sicuramente migliorata; musicalmente la canzone si rifà un po' allo stile dei Jam.
Mentre "Ghetto" verrà inserita nell'album di debutto degli Statuto, "Vacanze", "Non sperarci" resterà inedito su album; si tratta di una canzone diversa dal loro stile abituale, ed alla voce vi è Lucia Tomasi al posto di Oscar.
In copertina sono riportati tutti i dati sulla registrazione (effettuata al "Minirec Studio" di Gigi Guerrieri), la formazione del gruppo e i musicisti della sezione fiati che hanno partecipato alla realizzazione dell'incisione.


In allegato al disco vi è un volantino con i testi delle due canzoni, alcune foto e notizie sul gruppo e sui mod.
Ringraziamo per il post Vince Ricotta, che è il possessore di questo raro 45 giri.

1) Ghetto (Oscar Giammarinaro)
2) Non sperarci (Oscar Giammarinaro)

mercoledì 2 gennaio 2013

Ombretta Colli - Viva l'ammore! (1971)

 
Il blog oggi commemora Giorgio Gaber, di cui ieri è stato l'anniversario della scomparsa, con...un disco di Ombretta Colli: ma si tratta di un album in cui la collaborazione del consorte è decisamente predominante in quasi tutti i brani, ed è sottolineata anche nel retro di copertina, con la scritta "con la partecipazione straordinaria del signor G." (che ricorda lo spettacolo di Gaber di quel periodo). 
L'etichetta che pubblica l'album è la Carosello, a cui la Colli era approdata insieme al marito, che aveva lasciato la Vedette. "Lu primmo ammore", che apre l'album, è una rielaborazione di un noto canto popolare pugliese, anzi per essere precisi barese; in questa versione è firmato da Gaber e Umberto Simonetta. 
Anche "Sant'Antonio" proviene dalla tradizione popolare, ed è notissima la versione che incisero i Gufi, cantata da Lino Patruno: la firma qui è invece di Gaber e Giuseppe Tarozzi, come anche nelle due canzoni successive (anche se "A me cosa mi costa" è anch'essa un brano popolare). 
Di "Paparadio", in cui canta anche Gaber, abbiamo già parlato a settembre del 2011 nel post dedicato al 45 giri
"La mia mama" è l'unica canzone che non è scritta da Gaber, ma da Gian Piero Simontacchi per il testo e da Giorgio Casellato, collaboratore abituale di Gaber, per la musica: già pubblicata nel 1969 su 45 giri dalla Rare, viene registrata per questo disco in una nuova versione. 
"La cinquecento targata MI" (il cui titolo mi ha sempre fatto venire in mente "Un auto targata TO" di Lucio Dalla e Roberto Roversi) è la prima delle quattro canzoni scritte dal solo Gaber; qui la voce della Colli è accompagnata da un coro in stile alpino. 
Il lato B si apre con "Mapim-mapom", in cui si riascolta nuovamente la voce di Gaber, autore delle due canzoni successive, il valzerone "Ho paura" e "Amore e fame". "Amore e lavoro" è invece una rielaborazione de "La mura di Parenzo", altro canto folk, mentre "E' qua è là" fa venire in mente certe canzoni del periodo Vedette di Gaber, che canta anche il brano conclusivo, scritto per il testo da Rodolfo Traversa, che dà il titolo al disco. 
L’orchestra è diretta da Giorgio Casellato. 

LATO A 

1) Lu primmo ammore (Umberto Simonetta-Giorgio Gaber) 
2) Sant'Antonio (Giuseppe Tarozzi-Giorgio Gaber) 
3) Paparadio (Giuseppe Tarozzi-Giorgio Gaber) 
4) A me cosa mi costa (Giuseppe Tarozzi-Giorgio Gaber) 
5) La mia mama (Gian Piero Simontacchi-Giorgio casellato) 
6) La cinquecento targata MI (Giorgio Gaber) 

LATO B 

1) Mapim-mapom (Giuseppe Tarozzi-Giorgio Gaber) 
2) Ho paura (Giorgio Gaber) 
3) Amore e fame (Giorgio Gaber) 
4) Amore e lavoro (Giuseppe Tarozzi-Giorgio Gaber) 
5) E' qua è là (Giorgio Gaber) 
6) Viva l'ammore (Rodolfo Traversa-Giorgio Gaber)