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martedì 29 novembre 2011

Vanna Brosio - Una vita difficile/Una lettera (1975)












Prima o poi il blog doveva presentare un 45 giri di Vanna Brosio, la bella cantante e showgirl torinese, purtroppo scomparsa prematuramente, che viene citata anche nel testo introduttivo dell’homepage (ricordando la trasmissione “Adesso musica”): parlando, come facciamo spesso, di personaggi musicali legati a Torino e al Piemonte la Brosio non poteva mancare.
E ne parliamo con questo disco del 1975, che ha la particolarità che le due canzoni sono scritte da Enzo Jannacci (ed arrangiate entrambe da Nando De Luca, collaboratore abituale di Jannacci).
Nell’album “L’uomo a metà” del 2003 Jannacci inciderà “Una vita difficile”, mentre invece “Una lettera” era già conosciuta in quanto incisa da Nicola Arigliano nel 1971 nell’album “Una sera allo Studio 7 di Napoli”, ma con il titolo “La lettera”.
Vanna Brosio faceva parte di quella schiera di cantanti come Romina Power o Viola Valentino che si caratterizzano per il tono “flebile” della loro voce, diciamo così….la Brosio ha inciso dischi per anni, senza raggiungere mai veramente il successo come cantante, ma ha saputo comunque reinventarsi come presentatrice, quasi mai però in ruoli di primo piano (qualche anno fa ha lavorato anche in un programma sportivo con Biscardi).
Negli ultimi anni era un po’ sparita dalle scene, ritirandosi qui vicino, a Piossasco, dove è scomparsa a soli 67 anni.

1) Una vita difficile (Enzo Jannacci)
2) Una lettera (Enzo Jannacci)

Bonus tracks:

3) Enzo Jannacci - Una vita difficile (Enzo Jannacci)
4) Nicola Arigliano - La lettera (Enzo Jannacci)

domenica 27 novembre 2011

Giorgio Gaber - Anni affollati (1981)












Non so per quale motivo, ma questo disco non è mai stato ristampato in CD: esiste sì un cd intitolato "Anni affollati", ma si tratta in realtà della ristampa del disco dell'anno successivo, "Il teatro di Giorgio Gaber", che era il doppio dal vivo tratto dallo spettacolo "Anni affollati", che conteneva anche canzoni del precedente disco in studio "Pressione bassa" (oltre che "Io se fossi Dio").
In "Il teatro di Giorgio Gaber" mancano due canzoni presenti in questo disco in studio, e cioè "Luciano" (che è sicuramente il brano più divertente, e che Gaber riprenderànel 1985 nello spettacolo "Io se fossi Gaber"), e "Ipotesi per una Maria" (nome ricorrente nelle sue canzoni: vi ricordate "Chiedo scusa se parlo di Maria"?).
Oltre a queste due, è da ricordare in questo disco "Gildo", precisa descrizione di una degenza in ospedale e del tipo di rapporti umani che si creano in queste situazioni; inoltre, come curiosità, in "Anni affollati" (che conclude una critica degli anni '70 che Gaber aveva iniziato tre anni prima in "Polli d'allevamento") c'è un riferimento a  Chang Ching (o, con la grafia che ha preso piede in seguito, Jiang Qing), la quarta moglie di Mao...e sicuramente oggi pochi si ricordano di chi sia stata.
Collabora alla scrittura dei brani, come sempre, Sandro Luporini.

LATO A
1) Il sosia
2) Anni affollati
3) Luciano
4) 1981

LATO B
1) L'attesa
2) Gildo
3) Ipotesi per una Maria
4) Al termine del mondo

sabato 26 novembre 2011

La Strana Società - Cucciolo di donna/Ma che ragione hai (1975)












Umberto Tozzi ha inciso due soli 45 giri con La Strana Società: uno è quello di cui parliamo oggi, l’altro è invece "Una manciata di sabbia/Per carità", di cui comunque parleremo prima o poi: in entrambi Tozzi è riconoscibilissmo in copertina, con la sua capigliatura rossa, ed in questo è alla sinistra di Valerio Liboni, con un cappello tipicamente anni '70; la formazione del gruppo, in quel periodo, è completata da Cesare Gianotti alle tastiere, Alfonso Dalicco al basso e Celestino Scaringella alla voce solista.
“Cucciolo di donna” è un brano melodico che vede come autore della musica Enzo Malepasso, che sicuramente molti di voi ricorderanno come cantautore, mentre i testi sono di Daiano e Luigi Gnolo; anche “Ma che ragione hai” è una canzone melodica, scritta dal Maestro Franco Cassano (che usa lo pseudonimo Vostok), mentre il testo è di due componenti del gruppo, il cantante e il batterista.
La chitarra di Tozzi, comunque, è decisamente poco presente in entrambi i brani.

1) Cucciolo di donna (Claudio Daiano-Luigi Gnolo-Enzo Malepasso)
2) Ma che ragione hai (Valerio Liboni-Celestino Scaringella)

venerdì 25 novembre 2011

Stefano Biondi - Malgrado tutto/Monique












Stefano Biondi è lo pseudonimo del cantante siciliano Giuseppe Ranno: riuscite a capire dalla foto di copertina di chi è padre? Non aiuta certo la voce, così distante da quella roca alla Barry White del figlio….sì, Stefano Biondi è il papà di Mario, che in realtà si chiama Mario Ranno ma che ha scelto questo cognome d’arte proprio in omaggio al padre.
Il disco non riporta la data ma, all’ascolto, si può collocare sicuramente verso la fine degli anni ’70, direi tra il 1976 e il 1979.
“Malgrado tutto” è un brano funkeggiante e piacevole, che potrebbe facilmente rientrare nel repertorio di Gianni Nazzaro di quel periodo (brani come “La notte va”); “Monique” invece sembra uscita fuori da un disco degli Homo Sapiens o dei Romans di “Coniglietto”, è una canzone melodica che, chissà, pubblicata da una casa discografica più grande avrebbe anche potuto ottenere un certo successo.
Gli autori delle due canzoni sono il maestro Gaetano Agate (conosciuto per essere l’organizzatore del Festival della nuova canzone siciliana) per le musiche e Graziella Mezzanotte per i testi.

1) Malgrado tutto (Graziella Mezzanotte-Gaetano Agate)
2) Monique (Graziella Mezzanotte-Gaetano Agate)

giovedì 24 novembre 2011

Enrica Gardini - La sera/Ma non lo vedi che (1970)












Di Enrica Gardini, che partecipò nel 1970 alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia con il brano sul lato A del disco che presentiamo oggi, “La sera”, non si trova praticamente nulla in giro…ed allora rimediamo con il blog.
Nata a Torino nel 1950, figlia di un impiegato della Fiat, la Gardini inizia a lavorare come segretaria e dattilografa alla Fonit-Cetra in via Bertola 34: ed è proprio lì che viene notata per la sua bella presenza ed anche, così scrive “La Stampa” il 14 settembre del 1970, perché dopo aver ascoltato un pomeriggio una canzone che era stata provata, “La sera”, la canta e l’autore Romano Bertola (di cui abbiamo già parlato nel post dedicato ai Los Gildos), avendola sentita, decide di mandarla alla Gondola d’Argento di Venezia.
Alla manifestazione la cantante si fa accompagnare dalla mamma Marcella…il risultato però non è pari alle aspettative: la canzone passa inosservata e la carriera di Enrica si ferma qui.
Peccato però, perché la voce non è male, e magari avrebbe anche meritato una prova d’appello.
“La sera” è comuque una canzone melodica, ben costruita ma non di facilissimo ascolto.
Anche la canzone sul retro, “Ma non lo vedi che”, è di Bertola: una canzone sorretta dai fiati in cui la Gardini mette ancora più in evidenza la voce.
I due brani sono arrangiati da Romano Farinatti, collaboratore abituale di Farassino e di altri musicisti torinesi.

1) La sera (Romano Bertola)
2) Ma non lo vedi che (Romano Bertola)

martedì 22 novembre 2011

I Mattatori - Passione/T'aspetto (1961)












I Mattatori sono uno dei tanti gruppi che, a cavallo tra gli anni ’50 e i ’60, sono nati a Napoli e si sono esibiti nei locali della zona, arrivando in breve ad avere una notorietà nazionale suonando nei night: gruppi come i Campanino, i Convers o i Grisbi di Gegè Novi, o solisti come Rino Da Positano, Lello Caravaglios e Peppino Di Capri, sicuramente il più noto.
Fondati dai fratelli Giulio (voce e basso) e Mario Zampa (batteria), con Gianni Vogel al sax e alla chitarra, Carlo Missaglia alla chitarra e Claudio Fresca al pianoforte, i Mattatori hanno avuto nella loro tutto sommato breve storia (più o meno quattro anni) alcuni cambi di formazione.
Come sanno i battistiani, per un certo periodo fece parte del complesso anche Lucio Battisti (e per ulteriori approfondimenti vi consiglio il volume “Emozioni ischitane” di Anna Maria Chiarello).
In questo disco del 1961 ripropongono un classico della canzone napoletana, “Passione” (sull’etichetta manca il nome del coautore della musica con Tagliaferri, Nicola Valente); sul lato B una canzone, “T’aspetto”, scritta da Claudio Fresca, che non ho trovato depositata in Siae, e che rispecchia sia nel testo che nella musica (un tipico terzinato) gli stereotipi della musica da night del periodo, con la voce del cantante Giulio Zampa che ricorda molto quella di Peppino Di Capri...e non manca, ovviamente, l'assolo di sax..
Il disco fu stampato dapprima con la copertina forata dell'Adventure, poi visto il successo fu ristampato con copertina fotografica.

1) Passione (Libero Bovio-Ernesto Tagliaferri-Nicola Valente)
2) T’aspetto (Claudio Fresca)

domenica 20 novembre 2011

Una canzone, una storia – Guarda












Per la serie “Una canzone, una storia” avevamo finora trattato solo de “I quattro ciucci”; oggi, nel secondo volume di questa speriamo lunga serie, parleremo di una canzone torinese, composta da autori torinesi e lanciata nel 1968 dai Rogers, complesso di Romano Canavese, in provincia di Torino, di cui abbiamo già parlato in questo blog.
La prima stampa di "Guarda"
I Rogers con Turi Golino (con il papillon) vincono il juke-box d'oro 
La canzone nasce da un’idea musicale molto semplice di Turi Golino, che ha raccontato in “Polvere di stelle”, la sua interessantissima autobiografia, la nascita del brano (alle pagine 93 e 94): «“Guarda” è una canzone che avevo scrito con Serengay e Scala. All’inizio era un semplice brano musicale senza parole; aveva persino un titolo diverso, “Siam ciai”, e l’avevo suonata qualche volta nei concerti da ballo senza grandi pretese. La deviazione di questo quieto itinerario arrivò il giorno in cui Serengay mi telefonò da Milano. Serengay era un bravo paroliere e un attento editore. “Caro Turi, ho una buona notizia: abbiamo inciso “Guarda”, è la facciata B di un disco dei Rogers”, disse. In quel momento i miei pensieri galoppavano assai lontani dalla musica che avevo scritto. Tant’è vero che, distratto, domandai: “E cos’è “Guarda”? Serengay rise un momento, poi con voce solenne annunciò: “E’ la nostra canzone!”. Il motivo, che era molto orecchiabile e di facile esecuzione, venne subito ripreso dai vari complessi che suonavano nei locali e, in breve tempo, passò dalla facciata B a quella A delle nuove incisioni. Fu la canzone più gettonata dell’anno, e alla IX Rassegna Musicale Premio Regia Televisiva di Salsomaggiore vinse il prestigioso “Juke-box d’oro”. Ritirai il premio da Daniele Piombi. “Guarda” la ritroviamo ancora oggi nel repertorio di musica da ballo».
Golino, come avete letto, racconta quasi  tutto... Integro con altre notizie: lo Scala che viene citato è Renato Scala, medico e paroliere scomparso nel 2006 e autore di molte canzoni per Vasso Ovale, Silva Grissi, Mariolino Barberis, Antonella Bellan, che è appunto l’autore del testo insieme a Domenico Serengay, di cui abbiamo già parlato spesso in altri post.
In Siae alla firma di Golino si affianca quella di Francesco Florio, il cantante dei Rogers, che probabilmente avrà fatto qualche modifica alla melodia di Golino (ma Florio è comunque assente sull’etichetta)..
Come ha scritto Golino, dapprima viene scelto come lato A “Cos’è l’amore” (canzone scritta da due musicisti che collaboravano spesso per la Bentler, Roberto Negri e Giuseppe Verdecchia, su testo di Antonio Marrapodi), e “Guarda” finisce sul retro, ma in breve tempo la Bentler ristampa il disco con una nuova copertina dove “Guarda” diventa il brano principale, viste appunto le richieste ricevute (anche se, sull'etichetta, i lati rimangono quelli della prima tiratura).
L’anno successivo alla pubblicazione dei Rogers “Guarda” (nel frattempo inclusa come brano d'apertura dell'unico 33 giri inciso dal gruppo torinese) viene incisa dai Raminghetti, un altro gruppo della Bentler (incidono per la sottoetichetta “Eldorado”), mentre nel 1972 i cremonesi Flashmen ne presentano una versione con sonorità più rock.
Nel 1976 invece i “Boccaccio 71”, orchestra torinese guidata da Luigi Boccaccio, con alla voce solista Carmen Rizzi (la moglie di Luciano Bonfiglioli) la incidono con un arrangiamento vicino alla discomusic nascente; l’anno dopo il cantante dei Rogers Florio la incide da solista.
Chiudiamo questa carrellata con la versione dei Rogers incisa più di dieci anni dopo l’originale; sul lato B “Donna per donna”, cioè “Stayin' alive” dei Bee Gees con un improbabile testo in italiano..

The Rogers (1968)

1) Guarda (Domenico Seren Gay-Renato Scala-Turi Golino-Francesco Florio)
2) Cos'è l'amore (Antonio Marrapodi-Peppino Verdecchia-Roberto Negri)

I Raminghetti (1969)

1) Guarda (Domenico Seren Gay-Renato Scala-Turi Golino-Francesco Florio)
2) Ragazza mia (Domenico Seren Gay-Roberto Nobile)

Flashmen (1972)

1) Guarda (Domenico Seren Gay-Renato Scala-Turi Golino-Francesco Florio)
2) Mes amis (Domenico Seren Gay-Giorgio Seren Gay-Alfonso Corsini-Franco Zauli)

Carmen Rizzi e i Boccaccio '71 (1976)

1) Guarda (Domenico Seren Gay-Renato Scala-Turi Golino-Francesco Florio)
2) Fontane bianche (Domenico Seren Gay-Giorgio Seren Gay-Turi Golino)

Frankie (1977)

1) Guarda (Domenico Seren Gay-Renato Scala-Turi Golino-Francesco Florio)
2) Dammi un bacio qui (Franco Zauli-Francesco Florio-Turi Golino)

The Rogers (1979)

1) Guarda (Domenico Seren Gay-Renato Scala-Turi Golino-Francesco Florio)
2) Donna per donna (Ermanno Capelli-Barry, Maurice e Robin Gibb)




sabato 19 novembre 2011

Chicco - Se tu mi vuoi avere per te/Non mi pentirò (1966)












Nel 1966, vicino ormai al fallimento, Pulvirenti unisce le sue due etichette, la Ariel e la Karim (da cui si sono tolti nell’ultimo periodo i soci genovesi), e pubblica due 45 giri in cui nell’etichetta vi sono i due marchi insieme, con una nuova sigla di catalogo, KA: si tratta di un 45 giri di Plinio Maggi e di uno di Chicco, una cantante emiliana (su cui nel retro di copertina vi è qualche notizia).
Quest’ultimo disco è quello di cui parliamo oggi: molto ricercato dai collezionisti di Burt Bacharach perché contiene una cover di “Walk on by” con il testo italiano di Cassia (e diventa “Non mi pentirò”).
Anche la canzone sul lato A è una cover, di “My last date” , successo della cantante country Skeeter Davis del 1961, che Umberto Bertini traduce in “Se tu mi vuoi avere per te”.
Pochi mesi dopo la pubblicazione di questo disco le due etichette chiudono per fallimento e di questa Chicco si perdono le tracce: sarà ritornata a Finale Emilia?

1) Se tu mi vuoi avere per te (Umberto Bertini-Floyd Cramer jr-Boudleaux Bryant)
2) Non mi pentirò (Pino Cassia-Burt Bacharach)

venerdì 18 novembre 2011

The Guitar Men - Serenata di Schubert/Alessandra (1969)












Dietro lo pseudonimo “The Guitar Men” si nasconde il musicista torinese (ma nato il 16 maggio del 1923 a Corfù, in Grecia) Achille Ovale, noto anche per essere il papà di Vasso.
Con la sua orchestra il Maestro Ovale ha suonato nei locali torinesi a partire dal suo arrivo in città nel 1945, ed ha inciso alcuni dischi usando vari pseudonimi.
In questo, pubblicato dalla Ariston nel 1969, come si intuisce si dedica alla chitarra elettrica, riarrangiando una serenata di Schubert e proponendo una sua composizione, “Alessandra”, in cui a mio parere si ricordano le sonorità greche del bouzouki....anche se il primo riferimento che viene in mente, ascoltando i due brani, sono Santo & Johnny.

1) Serenata di Schubert (Franz Schubert)
2) Alessandra (Achille Ovale)

giovedì 17 novembre 2011

AA.VV. – Dal XVII Festival di Sanremo (1967)


 









Devo dire che il post dell’altro giorno, quello sulla raccolta di Sanremo 1967 della Fonit-Cetra, ha riscosso particolarmente successo, e mi sono arrivate molte mail di ringraziamento ed alcuni che chiedevano l’iscrizione al blog proprio a causa di quel disco….ed allora ho pensato di farne un altro sempre su una raccolta di quel tipo, questa volta però della Ri-Fi (che mentre in copertina si intitola  "XVII Festival di Sanremo", nelle due etichette invece il titolo è riportato come "Dal XVII Festival di Sanremo"): e così, se in quel disco la canzone vincente “Non pensare a me” era nell’interpretazione di Claudio Villa, qui la troviamo nella versione di Iva Zanicchi. Altre incisioni originali, quindi di artisti dell’etichetta, sono “Proposta” dei bravi Giganti, “E allora dai” di Giorgi Gaber e “Devi avere fiducia in me” di Roberta Amadei.
“Proposta”, pur essendo firmata da Alberto Carisch con lo pseudonimo Albula e da Giordano Bruno Martelli, era stata scritta invece dai Giganti, come del resto quasi tutto il loro repertorio: solo che nessuno del gruppo era iscritto alla Siae…nel caso specifico, la musica era di Mino Di Martino, mentre il testo era stato scritto con la collaborazione di tutto il gruppo.
“E allora dai” in Siae ha anche la firma di Renato Angiolini come collaboratore alla musica; in più occasioni comunque Gaber ha ricordato che alla scrittura del brano aveva collaborato Franco Battiato (anche lui però non ancora iscritto alla Siae).
Tra le canzoni interpretate dai big sono particolarmente interessanti “Cuore matto” cantata da Fausto Leali, “L’immensità”, notissima anche nell’interpretazione di Mina (e, per inciso, una delle canzoni di quel festival ancora oggi proposta da giovani cantanti come Francesco Renga o i Negramaro, segno evidentemente della modernità della scrittura di Don Backy) e le due canzoni del gruppo beat bergamasco dei Mat 65, “Pietre” e “Bisogna saper perdere” (che furono anche pubblicate su 45 giri).
Anche la Ri-Fi dà spazio ad alcuni giovanissimi che con il senno di poi possiamo dire che sono rimasti sconosciuti: ci riferiamo ad esempio a Gianni Imberti (“La rivoluzione”), il misterioso Paolo T. (“Dove credi di andare” e “Io per amore”), Frank Orlando (“Quando dico che ti amo”) e il gruppo “The Classics” (“Per vedere quanto è grande il mondo” e “Io, tu e le rose”).
Una nota: la copertina non riporta la sequenza corretta delle canzoni, che è invece giusta sulle due etichette.
E’ un peccato che questo tipo di raccolte, che quasi sempre contenevano delle chicche interessanti, con il passare degli anni, siano state messe da parte e sostituite da quelle con tutte le versioni originali dei brani.

LATO A
1) Iva Zanicchi - Non pensare a me (Alberto Testa-Eros Sciorilli)
2) The Classics - Per vedere quanto è grande il mondo (Mogol-Carlo Donida)
3) Giorgio Gaber - E allora dai (Giorgio Gaber)
4) Fausto Leali - Cuore matto (Armando Ambrosino-Toto Savio)
5) Roberta Amadei - Devi avere fiducia in me (Francesco Specchia-Renato Martini)
6) Mat 65 - Pietre (Ricky Gianco-Gian Pieretti)
7) Paolo T. - Dove credi di andare (Sergio Endrigo)

LATO B
1) Mina - L’immensità (Mogol-Don Backy-Detto Mariano)
2) Frank Orlando - Quando dico che ti amo (Alberto Testa-Tony Renis)
3) I Giganti - Proposta (Albula-Giordano Bruno Martelli)
4) Paolo T. - Io per amore (Vito Pallavicini-Pino Donaggio)
5) Mat 65 - Bisogna saper perdere (Pino Cassia-Ruggero Cini)
6) The Classics - Io, tu e le rose (Daniele Pace-Mario Panzeri-Luigi Barazzetti-Mario Giacomo Gili)
7) Gianni Imberti - La rivoluzione (Mogol-Piero Soffici)

Concerto per Alberto Cesa - 4 dicembre 2011


Ci ha scritto Ita, sorella di Alberto Cesa, il leader dei Cantovivo di cui abbiamo già parlato nel blog, purtroppo scomparso quasi due anni fa.
Ita è anche lei un'artista come il fratello, si occupa tra le altre cose di regia, ma si dedica anche al ricordo delle ricerche musicali di suo fratello, con i Cantovivo e da solo, e proprio per questo motivo la serata pubblicizzata nella locandina qui sopra è particolarmente rilevante.

Ciao, 
spero di farti cosa gradita inviandoti la locandina del concerto dedicato ad Alberto il prossimo 4 dicembre al Conservatorio di Torino.
Spero che potrai partecipare e magari anche a diffondere la notizia...
Grazie, 
                                                              Ita

Gli amici del blog di Torino ci saranno....e spero che anche qualche non torinese riesca ad organizzarsi e ad esserci: con l'occasione verrà anche presentato il volume "Il Canzoniere del Piemonte".
Ci vediamo il 4 dicembre!

mercoledì 16 novembre 2011

Giuseppe Farassino, Giuanin d' Porta Pila, Riz Samaritano - Le canssôn d' Porta Pila (1962)












Il disco di oggi è il primo album di Gipo Farassino, anche se in realtà si tratta di una raccolta di canzoni già pubblicate su 45 giri e da lui incisi sia come Giuseppe Farassino che con il nom de plume “Giuanin d’Porta Pila"; vi sono infine due canzoni cantate da Riz Samaritano e da lui scritte (il suo vero nome, come è noto, è Lorenzo Schellino) su musica di Vanni Moretto (anche se in realtà all’ascolto anche in questi due brani sono evidenti i riferimenti alla tradizione, sia nei testi che nelle musiche)
“Porta Pila” è il nome in dialetto piemontese di Porta Palazzo, nota soprattutto per il celebre mercato; il nome deriva da una delle porte di ingresso ad Augusta Taurinorum, la Porta Palatina, che potete vedere nella copertina del disco.
Delle quattro porte sono conservate solo due, appunto la Porta Palatina e la Porta Decumana, che è stata inserita nella struttura di Palazzo Madama (è il lato che guarda verso via Po):
Ma dopo questo excursus passiamo al disco: racchiude quasi tutti brani tradizionali, tranne le due canzoni di Riz Samaritano già ricordate.
“Marieme voei marieme” è una canzone il cui testo si ritrova in vari altri dialetti del nord Italia: racconta perché sposare una donna sia “una gran disperassiôn”, facendo un elenco dei tipi di donna e dei vari motivi (ad esempio una donna grassa perché ti sfonda la pajassa, cioè il letto: Avej na fomna grassa, a l'è na gran disperassion: a m'sfonda la pajassa, a m'sfonda la pajassa., una donna bionda perché i preti le fan la ronda, e così via). Quando abbiamo presentato due settimane fa il disco “16 cansôn piemônteise”, se vi ricordate, vi era un’altra versione di questo brano, cantato da Carlo Pierangeli, come del resto per “Spunta ‘l sol”, che Pierangeli cantava con Marta Tomelli.
Anche “La balila” si ritrova in altri dialetti: ho in mente le incisioni in milanesi dei Gufi, di Gaber e di Jannacci, mentre è invece piemontese al 100% “La monferrina”.
Farassino recita, con lo pseudonimo, in “L' parcô d' me pais”, di cui avevamo già presentato il 45 giri: si tratta della predica di un parroco di paese, che riprenderà in seguito in altri dischi.
Infine una nota su “I pouri pelegrin”: la musica infatti è celeberrima ed è servita come ispirazione a molti altri artisti, dai “Gufi” per “I teddy boys” a Fausto Amodei per “Se non li conoscete”.

LATO A
1) Giuseppe Farassino - Marieme voei marieme (tradizionale)
2) Giuseppe Farassino - Lassela pa pi scapè (tradizionale)
3) Giuseppe Farassino - Tume e tumin(tradizionale)
4) Giuanin d' Porta Pila - Spunta ‘l sol (tradizionale)
5) Giuseppe Farassino - I rubinet (tradizionale)
6) Riz Samaritano – Chila (Lorenzo Schellino-Vanni Moretto)
7) Giuanin d' Porta Pila - L' parcô d' me pais (tradizionale)

LATO B
1) Giuseppe Farassino - La balilla (tradizionale)
2) Giuseppe Farassino - I pouri pelegrin (tradizionale)
3) Giuseppe Farassino - La monferrina (tradizionale)
4) Giuseppe Farassino - La congiuntura (tradizionale)
5) Giuanin d' Porta Pila - Quand jera giôvô (tradizionale)
6) Riz Samaritano - A la duminica (Lorenzo Schellino-Vanni Moretto)
7) Giuanin d' Porta Pila - Me amis Giacö (tradizionale)

martedì 15 novembre 2011

AA.VV. - 14 canzoni di Sanremo '67 (1967)













Come si sa, dagli anni ’50 fino ai primi anni ’70 non esistevano le raccolte con le canzoni di Sanremo come oggi, ma ogni casa discografica pubblicava la sua raccolta, inserendo quindi in originale le canzoni presentate dai suoi cantanti, e facendo eseguire le altre da cantanti della propria scuderia.
In alcuni casi questi dischi sono diventati molto richiesti dai collezionisti perché, a volte, sono presenti versioni di canzoni eseguite da personaggi magari al momento non molto conosciuti ma destinati, nel giro di due o tre anni, a scalare le classifiche: e così, ad esempio, nella raccolta del 1966 della Dischi Ricordi troviamo Lucio Battisti che canta “Adesso sì” di Endrigo, mentre in quella dell’RCA del 1971 c’è Claudio Baglioni con “13 storia d’oggi” di Al Bano.
Quello che presentiamo oggi è il disco della Cetra sul festival di Sanremo del 1967: le versioni originali presenti sono “Non pensare a me” di Claudio Villa, che è la canzone vincitrice, “Dove credi di andare” di Sergio Endrigo, “La rivoluzione” di Gianni Pettenati (una delle due canzoni citate da Tenco nel suo biglietto d’addio) , “Gi” di Fred Bongusto (sicuramente non tra i suoi brani memorabili) e “Io per amore” di Carmen Villani.
A proposito di quest’ultimo brano, una curiosità: in Siae la canzone risulta scritta da Donaggio per la musica e da Vito Pallavicini in collaborazione con Gino Paoli per il testo, ma nelle varie etichette delle pubblicazioni di questa canzone, il nome di Paoli scompare.
Tra le altre canzoni, sono da ricordare “C’è chi spera”, ben eseguita dalla Sannia (in origine era stata presentata da Riki Maiocchi e da Marianne Fatithfull); gli Juniors, di cui abbiamo parlato già in un altro post, eseguono una versione accelerata di “Bisogna saper perdere” (Lucio Dalla e i Rokes) e “Uno come noi” (Milva e Los Bravos), mentre Franco Tozzi canta la celeberrima “Cuore matto”.
Alcuni brani sono affidati a giovani promesse che si riveleranno essere delle meteore: mi riferisco ad Antonio Marchese che canta “E’ più forte di me”, Gabriella Marchi (pochi mesi dopo sarà a “Un disco per l’estate”) , che passa da “Ciao amore ciao” a “Io, tu e le rose”, e Mara Danesi (che aveva partecipato qualche mese prima a “Un disco per l’estate”), che interpreta “Per vedere quanto è grande il mondo”.
Una curiosità su “Io, tu e le rose”: nei dischi appaiono le firme di Pace, Panzeri e Brinniti, ma quest’ultimo è uno pseudonimo…solo che non so di chi, perché in Siae le firme sono quattro e non tre, ed oltre a Pace e Panzeri ci sono Luigi Barazzetti e Mario Giacomo Gili: uno di questi due è Brinniti, ma chi?
Anche in “Canta ragazzina”, interpretata dalla storica Marisa Brando, cantante attiva soprattutto nella seconda metà degli anni ’50, vi è uno pseudonimo tra le firme, Prog, forse usato dal paroliere Claudio Marcello Depedrini (e non dal coautore della musica Donida).
I vari arrangiamenti sono curati da Giancarlo Chiaramello e Augusto Martelli, tranne “Canta ragazzina”, arrangiata da Alberto Pizzigoni (l’ex componenter del quartetto di Renato Carosone, nonché figlio del Maestro Pietro Pizzigoni), e “Ciao amore ciao”, arrangiata da Luciano Zuccheri.

LATO A

1) Claudio Villa - Non pensare a me (Alberto Testa-Eros Sciorilli)
2) Gianni Pettenati - La rivoluzione (Mogol-Piero Soffici)
3) Marisa Sannia - C’è chi spera (Daniele Pace-Gene Colonnello-Mario Panzeri)
4) Fred Bongusto - Gi (Vito Pallavicini-Antonio Amurri-Fred Bongusto)
5) Gabriella Marchi - Ciao amore ciao (Luigi Tenco)
6) Antonio Marchese - E’ più forte di me (Tony Del Monaco-Enrico Polito)
7) The Juniors - Bisogna saper perdere (Pino Cassia-Ruggero Cini)

LATO B

1) Sergio Endrigo - Dove credi di andare (Sergio Endrigo)
2) Carmen Villani - Io per amore (Vito Pallavicini-Pino Donaggio)
3) Franco Tozzi - Cuore matto (Armando Ambrosino-Toto Savio)
4) Gabriella Marchi - Io, tu e le rose (Daniele Pace-Mario Panzeri-Luigi Barazzetti-Mario Giacomo Gili)
5) The Juniors - Uno come noi (Marino Marini - Giorgio Bertero-Umberto Martucci)
6) Mara Danesi - Per vedere quanto è grande il mondo (Mogol-Carlo Donida)
7) Marisa Brando - Canta ragazzina (Claudio Marcello Depedrini-Iller Pattacini-Carlo Donida)

lunedì 14 novembre 2011

Alberta – Un giorno di più/Dimmelo ancora (1966)












Chi è Alberta? Dietri questo pseudonimo si nasconde (come del resto si capisce dalla foto) Antonella Bottazzi, cantautrice piemontese di Rocchetta Ligure (che, nonostante il nome, è in provincia di Alessandria), di cui il blog si è già occupato tempo fa e che purtroppo ci ha lasciati nel 1997 a soli 53 anni.
In questo disco non è ancora cantautrice, ma solo cantante: gli autori di “Un giorno di più” sono Biri (pseudonimo di Ornella Ferrari) per il testo e Gino Paoli per la musica, mentre quelli di “Dimmelo ancora” sono Willy Brezza per le musiche (anche arrangiatore dei due brani) e Gino Paoli (che però come paroliere usa lo pseudonimo “Snupi”) per il testo.
La data sul vinile è il 26 ottobre 1966; prima di questo Antonella aveva inciso, usando solo il suo nome, un 45 giri per la MRC con due canzoni, “Non parliamone” e “Se saprò”, che era passato inosservato.
Tornando alle due canzoni, “Un giorno in più” ha un arrangiamento che musicalmente ricalca le atmosfere brasiliane che, pochi anni prima, avevano conquistato l’Europa; “Dimmelo ancora”, che ha un inizio con il basso in evidenza, è invece una canzone senza infamia e senza lode, non particolarmente originale.

1) Un giorno di più (Biri-Gino Paoli)
2) Dimmelo ancora (Snupi-Willy Brezza)

sabato 12 novembre 2011

Rosanna Fratello - Canti e canzoni dei nostri cortili (1974)



  








Questo disco è una richiesta che mi è stata fatta da uno degli amici del blog, Attilio Dalla Libera, che ci ha richiesto tre album di Rosanna Fratello: questo è il primo, a seguire (con i soliti tempi lunghi che caratterizzano le richieste al blog, visti i post già preparati e in lista d'attesa) ci saranno gli altri due, di cui non anticipo i titoli per non rovinare la sorpresa.
Questo "Canti e canzoni dei nostri cortili" è una raccolta di canti popolari, tranne alcune, come quella che apre il disco, il cui titolo è riportato come “Quanto sei bella Roma”: in realtà il titolo depositato alla Siae è “Canta se la vuoi cantar”, ed è una canzone di Cesare Andrea Bixio (che per il testo si fa aiutare da Bonagura e da De Torres).
“La verità” è invece una canzone tratta dalla colonna sonora del film “Virilità” di Paolo Cavara, uscito anch’esso nel 1974, scritta da Daniele Patucchi su testo del messinese Turi Vasile.
Non so nulla di “Mare nostro”, firmata sull’etichetta da due misteriosi Torio e Illuminati.
“Sciummo” è l’evergreen del Maestro Carlo Concina (l’autore di “Vola coloba”), con testo di Bonagura, inciso anche qualche anno prima da Mina e che è una delle canzoni napoletane più belle in assoluto.
In “Miezz’a la piazza” si può ascoltare la voce di Toni Santagata, che non è citato nella copertina.
Decisamente non memorabile la versione della Fratello di “’o surdato ‘nnammurato’’.
In definitiva un disco che ripercorrendo con due o tre anni di ritardo la strada di Orietta Berti e Gigliola Cinquetti, nulla aggiunge e nulla toglie alla carriera della bella cantante pugliese, che ha inciso sicuramente brani più memorabili di questi.

LATO A

1) Quanto sei bella Roma (Cesare Andrea Bixio-Enzo Bonagura-Alvaro Ferrante De Torres-Cesare Andrea Bixio)
2) Calabria terra mia (tradizionale)
3) Lacreme napulitane (Libero Bovio-Francesco Buongiovanni)
4) La verità (Turi Vasile-Daniele Patucchi)
5) Mare nostro (Torio-Illuminati)
6) Canto dei carcerati (Setacciuolo-Ignoto)

LATO B

1) Quanto è bello lu primm’ammore (tradizionale)
2) Lu suli sinni va (tradizionale)
3) Sciummo (Enzo Bonagura-Carlo Concina)
4) Miezz’a la piazza (tradizionale)
5)’a gulia (tradizionale)
6)’o surdato ‘nnamurato (Aniello Califano-Enrico Cannio)

giovedì 10 novembre 2011

Gerry Bruno - Senza Salomè/Quarry Gerry Quak Version (1982)












Questo è il secondo disco da solista inciso da Gerry dei Brutos, sempre per la G & G di Ezio Scimè: in realtà l'unico brano inedito è il lato A, "Senza Salomè", scritto da Lorenzo Raggi per il testo e da Bruno Pallini per la musica, mentre sul retro viene riproposto un brano del suo 45 giri precedente, cioè la versione del "Ballo del qua qua" intitolata "Quarry Gerry Quak Version".
"Senza Salomè" è la storia di un personaggio che si sente solo senza un'odalisca (che si chiama, appunto Salomè), mentre per quel che riguarda il retro andatevi a rileggere il vecchio post dedicato a quel 45 giri (con il commento dello stesso Gerry) .

1) Senza Salomè (Lorenzo Raggi-Bruno Pallini)
2) Quarry Gerry Quak Version (Lorenzo Raggi-Romina Power-Werner Thomas)

martedì 8 novembre 2011

Pippo Starnazza - Ya, ya/T'ho voluto bene (1959)













Pippo Starnazza (pseudonimo di Luigi Redaelli), batterista jazz milanese, è considerato uno dei padri del rock demenziale: proprio per questo motivo Freak Antoni, in un periodo in cui aveva abbandonato gli Skiantos, aveva creato un gruppo chiamandolo “Beppe Starnazza & i Vortici”, spacciandosi per il figlio segreto di Pippo.
Negli anni ’30 infatti il batterista, che aveva creato un gruppo chiamato “Quintetto del Delirio”, proponeva come cantante brani dai titoli come ‘’Squà-Squà”, “La marchesa sinforosa”, “Se mi vien la mosca al naso”, “Baldo Baldo Arcibaldo”.
Nel dopoguerra, pur continuando ad incidere, il successo andò calando, e Redaelli si dedicò alla carriera di attore; continuò però a pubblicare dischi e a suonare.
Questo 45 giri è datato 11 giugno 1959, e contiene sul lato A una cover di “Ya ya”, successo dell’italo-americano Johnny Restivo, tradotto da Leo Chiosso ed inciso anche da Betty Curtis.
T’ho voluto bene”, sul lato B, è in realtà la cover di “Non dimenticar”, successo di Flo Sandon’s del 1952.

1) Ya, ya (Leo Chiosso-Johnny Restivo-Dick Hyman)
2) T’ho voluto bene (Michele Galdieri-Gino Redi)

domenica 6 novembre 2011

The Phantoms & Eligio Irato - We shall overcome/Come by here (1967)












Tra I tanti gruppi beat torinesi, I Phantom’s (ma il loro nome a volte è scritto “Fantoms”, alter volte Phantoms”) sono tra i più particolari per il tipo di percorso artistico: debuttano nel 1966 con un disco tris con tre brani a metà tra la psichedelia e la protesta (con “Le insigne puibblicitarie”, sicuramente il loro brano più significativo, con un testo contro il consumismo, “Nadia”, canzone d’amore, e “Il treno”, in cui il ritmo della batteria e del basso imita lo scorrere di un treno sui binari), proseguono con il disco di cui parliamo oggi, collaborando con Sergio Liberovici dei Cantacronache e con l’attore Eligio Irato, e registrano altro materiale (molto rimane inedito fino al 1998) tra cui un 45 giri nel 1970 per la Polydor; infine nel decennio successivo si avvicinano la rock progressivo dando vita al gruppo “Le Ceneri”, con alcuni cambi di formazione.
Il nucleo è formato da due coppie di cugini, di famiglia proveniente dalle Puglie: i fratelli Spartaco (voce, basso) e Luigi Nagliero (chitarra solista) e i fratelli Walter ( chitarra ritmica) e Gino Nagliero (batteria); completa il gruppo Gino Agatone (organo).
Passando a questo 45 giri (registrato, come ci informa il retro della copertina, il 30 giugno 1967 agli studi Phonogram di Milano), abbiamo detto che collabora Sergio Liberovici che, verosimilmente, deve aver preparato le traduzioni in italiano dei due brani (anche se sull’etichetta sono riportati solo gli autori originali per “We shall overcome” mentre “Come by here”, nota anche come “Kum ba ya”, è attribuita ad un anonimo), scritti sul retro di copertina “Trionferemo” e “Vieni qui vicino”.
L’attore e doppiatore torinese Eligio Irato (che ha lavorato anche con Dario Fo in “Settimo ruba un po’ meno) recita le traduzioni dei brani, mentre il complesso le esegue, con le tipiche sonorità beat del periodo.

1) We shall overcome (Zilphia Horton-Frank Hamilton-Guy Carawan-Pete Seeger)
2) Come by here (anonimo)

sabato 5 novembre 2011

I Giganti - Lungo e disteso/Pieno di sole (1971)












Quarant’anni fa i Giganti pubblicarono ‘’Terra in bocca (Poesia di un delitto)’’, un concept album sulla mafia scritto da l giornalista Piero De Rossi, su musiche scritte per lo più da Mino Di Martino (anche se depositate in SIAE da Vince Tempera, che curò gli arrangiamenti, perché Di Martino non era ancora iscritto).
I Giganti nel 2011: Di Martino, Marsella e Maria Papes
Sulla storia del disco e le vicende che lo accompagnarono consiglio la lettura di un volume veramente molto interessante pubblicato nel 2009 dalle edizioni Il margine, ‘’ Terra in bocca. Quando i Giganti sfidarono la mafia, scritto da Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini; proprio quest’anno i Giganti hanno ricevuto il premio "Paolo Borsellino" per l'album e, con l’occasione, i tre musicisti (Sergio è scomparso nel 1996) si sono ritrovati, come potete vedere nella foto qui a destra.
Si sono anche esibiti in una versione acustica e ridotta dell'album, che potete vedere qui .
Nel blog oggi presentiamo il 45 tratto dall’album; un altro brano, “Sul tuo letto di morte”, verrà inserito l’anno successivo come retro dell’ultimo disco del gruppo, “Sono nel sogno verde di un vegetale”.
“Lungo e disteso” è un tema che, nel corso dell’album, viene ripreso alcune volte, fino alla conclusione: racconta il finale della storia, quando il ragazzo viene trovato assassinato, e descrive la reazione di tutto il paese e in particolare dei parenti (con il padre che cerca vendetta); musicalmente è una canzone acustica, in stile cantautorale, basata su un arpeggio di chitarra.
“Pieno di sole” è invece il racconto della nascita della storia d’amore tra il protagonista e la fidanzata, ed è musicalmente più ricca, con l’organo in evidenza.

1) Lungo e disteso (Piero De Rossi-Vince Tempera)
2) Pieno di sole (Piero De Rossi-Vince Tempera)

venerdì 4 novembre 2011

I Ragazzi del Sole - Per vivere insieme/Non c'è tempo di aspettare (1967)












Nel 1967 in Italia vennero pubblicate molte versioni di "Happy together", il successo dei Turtles (che musicalmente è una specie di "tango-beat"): le tre versioni più note furono senza alcun dubbio quella di Jimmy Fontana (a mio parere la migliore), quella dei Nuovi Angeli e quella dei Quelli (e scusate il gioco di parole....!)
Forse fu proprio il successo di questi dischi, in particolare quello del bravo cantante marchigiano (che, per inciso, è uno dei miei preferiti degli anni '60), che mise in ombra altri dischi come questo dei Ragazzi del Sole, che usano l'adattamento di Pino Cassia (lo stesso dei due gruppi citati).
La voce solista non è quella consueta di Paolo Melfi (che aveva sostituito, come sappiamo, Pierfranco Colonna) ma quella dell'organista Piercarlo Bettini: onestamente non ha nulla da invidiare a quella di Paki e di Mussida (mi pare che la canti lui e non Favaloro), ed anche la resa strumentale è buonissima...ma evidentemente la Ariston non puntava più di tanto sul complesso torinese, preferendo invece promuovere i Corvi.
Un particolare curioso è che dalla copertina pare che "Per vivere insieme" sia il lato B, mentre dall'etichetta e dal numero di matrice risulta essere il lato A.
"Non c'è tempo di aspettare" è invece una canzone più ritmata, e merita qualche parola in più: in copertina leggete "Sigla della trasmissione TV ''Lei non si preoccupi''"....in realtà la sigla di questo programma era "Oggi sì" dei Jaguars, un complesso beat romano: ma se ascoltate i due brani vi accorgerete che si tratta della stessa canzone (e, del resto, anche le firme degli autori sono le stesse, Simonetti per la musica e ben tre per il testo, tra cui Oreste Lionello e Sergio D'Alba che però nell'etichetta è riportato come D'Ottavi....anche se a mio parere il vero autore è Chiosso). Cosa è successo? Come mai vi è questa scritta non vera in copertina?
Non ci aiuta molto il racconto che Paolo Melfi ha fatto ad Ursus: "Non so cosa sia successo esattamente: in effetti l'avevano incisa anche i Jaguars, ed alla Rai hanno scelto la loro versione, anche se sul retro del nostro disco il nome della trasmissione comparve ugualmente".
Probabilmente i Jaguars essendo romani avevano qualche conoscenza in Rai? Chissà.....certo è che, anche in questo caso, l'ascolto delle due versioni (quella del complesso di Roma si può ascoltare su YouTube) non penalizza sicuramente i torinesi.
Come bonus tracks la versione originale dei Turtles e le cover citate.

1) Per vivere insieme (Pino Cassia-Alan Gordon-Gary Bonner)
2) Non c'è tempo di aspettare (Leo Chiosso-Sergio D'Alba-Oreste Lionello-Enrico Simonetti)

Bonus tracks: 3) The Turtles - Happy together
                       4) Jimmy Fontana - Per vivere insieme
                       5) Quelli - Per vivere insieme
                       6) I Nuovi Angeli - Per vivere insieme

mercoledì 2 novembre 2011

An'neris - Odio questi trenta giorni/Dove ero (1964)







 




Oggi parliamo di una cantante ‘’misteriosa’’….o che almeno lo è stata fino ad oggi: An’neris.
Se infatti leggete la stringata biografia che il peraltro sempre preparato Enzo Giannelli ha scritto per il famoso “Dizionario della Canzone Italiana” pubblicato dalla Curcio nel 1990, potete leggere: ‘’Non si è mai saputo quale fosse il suo vero nome’’. Bisogna dire che nel 1990 non esistevano ancora gli archivi on-line dei quotidiani, e quindi era più difficile consultare la stampa di quel periodo e scoprire, come scrive Stampa Sera del 18 maggio 1964, che invece di An’neris il nome si conosceva eccome….e lo potete leggere nell’articolo qui in basso a destra: Neris Baldassarri.
Questo è uno dei dischi dell’ultimo periodo di An’neris, dopo i sei 45 giri incisi per la Carosello; La Ghenga era il tentativo di fondare una casa discografica (imitando un po’ il Clan Celentano e La Greffa) per il lancio di nuovi talenti, ma chiuse dopo poche emissioni, dando però la spinta ad alcuni musicisti (che poi sono quelli che accompagnano An’neris in questo disco, The Ghenga’s Friends) di formare i Giganti.
Con “Dove ero” la cantante partecipò al “Festivalbar” del 1964.

1) Odio questi 30 giorni (Luciano Beretta-Arturo Casadei)
2) Dove ero (Gianfranco Rigoni-Simoni-Arturo Casadei)