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giovedì 21 aprile 2011

Una canzone, una storia - I quattro ciucci (The darktown strutters ball)

Con il post di oggi inauguriamo una nuova serie, che speriamo accolta con favore: il titolo, “Una canzone, una storia”, già lascia intendere che si affronteranno alcune versioni di una canzone, spesso lontane nel tempo, raccontando alcune notizie su di essa; i post di questo tipo saranno quindi multipli, trattando anche alcuni dei vari supporti in cui la canzone è stata pubblicata.
E’ ad esempio il caso del brano che inaugura questa nuova serie, “I quattro ciucci”: in esso infatti parleremo anche di un 45 giri dei Freddie’s e di un EP dei già noti (per i frequentatori del blog) Campanino.
Molti conoscono la canzone “I quattro ciucci” grazie all’esecuzione di Renzo Arbore, incisa nel 2002 nel suo album “Tonite!Renzo swing”….alcuni si ricordano una vecchia edizione di “Canzonissima” (in realtà in quell'anno intitolata "Gran Premio") in cui la stessa canzone era cantata da un complesso…ma come nasce questa canzone?
Shelton Brooks (4 maggio 1886-6 settembre 1975) è un compositore jazz nato in Canada che, nel 1901, si trasferisce a Detroit. Pianista, inizia a collaborare a commedie musicali e spettacoli teatrali, avvicinandosi al dixieland.
Nel 1917 scrive una canzone, “The darktown strutters ball”, lanciata dall’”Original Dixieland Jass Band”, composta da Johnny Stein alla batteria, Alcide Nunez al clarinetto, Tom Brown ed Eddie Edwards ai tromboni, il celeberrimo Nick La Rocca alla tromba ed al corno ed Henry Ragas al pianoforte.
La band, che pochi mesi prima ha inciso un altro brano destinato nel corso del tempo a diventare un evergreen, “Tiger rag”, incide “The darktown strutters ball” su un 78 giri per la Columbia (A2297, sul retro “(Back Home in) Indiana”), ed il disco ottiene molto successo; in questa versione il testo della canzone è completamente in inglese.
Le versioni si susseguono sin da subito, a volte con piccole modifiche al titolo (“At the darktown strutters' ball”, “The darktown strutters' ball” ed anche solo “Strutters' ball), e la canzone diventa in breve tempo uno standard per molti gruppi; nel 1940 i "Chicago Rhythm Kings" del batterista George Wettling la incidono in versione strumentale, e nel secondo dopoguerra riscuote un buon successo la versione di Joe Liggins, incisa con i suoi Honeydrippers nel 1947.
Nel 1954 viene incisa da Lou Monte, un cantante italo-americano (in realtà si chiama Louis Scaglione ed è nato il 2 aprile del 1917, l’anno della prima uscita del brano): Monte ha l’abitudine di inserire, in alcune canzoni, dei testi in italiano, pronunciati con la tipica pronuncia degli Italiani all’estero, e così per “Darktown strutters’ ball” il testo non-sense racconta di un tizio che va a prendere la ragazza con quattro ciucci perché ha un appuntamento “sotto ‘o basament…”.
Lanciata dall’RCA Victor, la canzone ha un grosso successo in tutto il mondo.












I Campanino – T’amerò/I quattro ciucci/T’aggia di ‘na cosa/Ma è proprio ‘o vero (1958)

E "The darktown strutters ball" arriva anche in Italia, dove per primi la incidono i Campanino: la loro versione, pubblicata dapprima su 45 giri come retro di “T’amerò” (Jolly, J 20019, 22 gennaio 1958), viene poi inserita in un EP con altre due canzoni incise in un altro singolo, “T'aggia di 'na cosa” e “Ma è proprio 'o vero?”.
“T’amerò” è un terzinato come andava di moda in quel periodo, non particolarmente originale, così come “Ma è proprio ‘o vero”, mentre più interessante è “T’aggia di ‘na cosa”, sulla falsariga del filone umoristico napoletano che in quel periodo otteneva notevole successo con Carosone e Van Wood, tra gli altri.
Il brano migliore dei quattro è proprio “I quattro ciucci”.
Una cosa particolare di questo EP è che non sono scritti i nomi degli autori dei brani, né in copertina né sull’etichetta; ci vengono in aiuto i due 45 giri, con copertina standard Jolly forata, che riportano come autori di "T'amerò" e "Ma è proprio 'o vero?" Rino Da Positano (cioè Gennaro Torchia, su cui prossimamente faremo un post) e un non meglio precisato Lombardi, mentre "T'aggia di 'na cosa" è firmata da Testoni per il testo e da Malgoni per la musica.

LATO A
1) T’amerò (Rino Da Positano-Lombardi)
2) I quattro ciucci (Shelton Brooks)

LATO B
1) T’aggia di ‘na cosa (Giancarlo Testoni-Gualtiero Malgoni)
2) Ma è proprio ‘o vero? (Rino Da Positano-Lombardi)












I Freddie’s – I quattro ciucci/Se mi chiedessi (1964)

Nel 1964 “I quattro ciucci” è ripresa dai Freddie’s, gruppo romano in cui vi è tra i componenti Gianni Mazza, anni dopo conosciuto come direttore d’orchestra ed arrangiatore; il complesso porta il brano a “Gran Premio”, il programma televisivo che quell’anno è abbinato alla “Lotteria di Capodanno”, nella finalissima del 6 gennaio.
Oltre a Mazza alle tastiere, il complesso è composto da Francesco Barbone alla chitarra, Fausto Minerba (detto “Freddie”, da cui il nome del complesso) al basso e Paolo De Leonardis alla batteria.
Da notare che, sull’etichetta, Shelton Brooks è riportato con il nome ed il cognome separati, come se si trattasse di due persone diverse (…e questo la dice lunga sulle competenze dei discografici dell’epoca….).
La versione dei Freddie’s si distingue da quella dei Campanino per l’arrangiamento, più vivace rtimicamente ed arricchito da ragli d’asino e dialoghi recitati.
Sul retro vi è “Se mi chiedessi” (alla Siae è però depositata come “Se io chiedessi”) una canzone che vede tra gli autori Fausto “Freddie” Minerba, sia per il testo (con il chitarrista Barbone) che per la musica; l’altro autore è Virgilio Braconi, musicista marchigiano (originario di Corridonia) autore di una delle prime canzoni dell’Equipe 84, “Liberi d’amare”.

1) I quattro ciucci (Shelton Brooks)
2) Se mi chiedessi (Fausto Minerba-Francesco Barbone-Fausto Minerba-Virgilio Braconi)

2 commenti:

  1. Avrei necessità di chiedervi qualche informazione: posso avere un vostro recapito telefonico? Grazie
    Milly Semeraro

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